La preparazione fisica è una parte dell'allenamento che deve essere trattata e curata con attenzione da parte di chi opera con i ragazzi del settore giovanile (allenatori ed istruttori).

Niente è più sbagliato di far eseguire ai nostri giocatori esercizi per l'allenamento della resistenza, della velocità e della forza, senza cognizione di causa e basati unicamente sulle nostre esperienze ed intuizioni del momento.

Ogni fascia d'età ha caratteristiche differenti dal punto di vista biologico e psicologico con conseguenti capacità di apprendimento e adattamento non uniformi.

E' ovvio che dal discorso preparazione fisica sono esclusi i ragazzi fino ai 12 anni per i quali vale esclusivamente un discorso prevalentemente e assolutamente tecnico.

Per avere un'idea sulle differenti capacità di apprendimento e di sopportazione dei carichi di lavoro nelle varie fasce d'età, può essere utile questo promemoria:

da 6 a 10 anni

Entro questa fascia d'età i ragazzi sono dotati di una ottima mobilizzazione articolare, sopportano un lavoro esclusivamente aerobico, gli esercizi per la forza muscolare sono da escludere. Quindi, per loro, pallone, tecnica ed esercitazioni divertenti.

11/12 anni

Questo è il periodo cosiddetto di allargamento corporale (Turgor). Forza e velocità migliorano. E' ancora presto per inserire nelle sedute d'allenamento lavoro di tipo muscolare. Al massimo qualche allungo, o comunque lavoro intenso ma di breve durata. L' aerobico va bene. Ad ogni modo la palla costituisce l'attrezzo principale e le esercitazioni tecniche occupano sicuramente la stragrande maggioranza del tempo a disposizione nell'allenamento.

13/15 anni

In questa fascia d'età si ha un incremento strutturale del ragazzo nel quale si nota un sensibile allungamento (periodo di Proceritas) che può causare squilibrio con conseguente perdita di coordinazione. L'incremento muscolare non procede di pari passo. Si può iniziare a far eseguire esercitazioni di forza ma a carico naturale. Per quanto riguarda la resistenza, si può notare un aumento del ritmo.

16 anni

A questa età la muscolatura è incrementata decisamente e quindi siamo di fronte a dei ragazzi fisicamente più proporzionati e, di conseguenza, migliorano anche le funzioni fisiologiche . Ora possiamo dedicare più tempo all'allenamento specifico per la forza, la velocità e la resistenza.

di
Giulio Nuciari

domenica 28 marzo 2010

Sessione di allenamento per migliorare la "DESTREZZA" dei più giovani









Per prima cosa eseguire alcuni minuti di corsa lenta ...



















Metodologia e programmazione nell'allenamento dei bambini

L’ALLENAMENTO NEI BAMBINI

L'istruttore di un gruppo di bambini o di una squadra di Pulcini deve ricercare ed ottenere, attraverso l'insegnamento del gioco del calcio, Entusiasmo ed Interesse. Questo si può realizzare con una attività creativa e costante, tenendo conto delle reali potenzialità e possibilità deI piccoli calciatori. Il bambino viene al campo per giocare al calcio, l'istruttore facendo forza sulla grande motivazione dei piccoli atleti, attraverso varie forme di attività a carattere prevalentemente di gioco, ricerca e sviluppa vari obiettivi.E’ importante sottolineare che a questa età l'istruttore non può intervenire soltanto riproducendo quello che fanno i grandi, diminuendo il numero dei giri di campo, il numero degli scatti o degli esercizi, ma deve sviluppare delle esercitazioni in cui nei bambini le capacità coordinative, la rapidità di esecuzione, la possibilità di poter scegliere continuamente soluzioni differenti siano ingredienti fondamentali alla base di tutti gli allenamenti. Le “Capacità coordinative” non devono però essere “allenate” specificatamente in questa categoria, ma bensì bisogna proporre attività che mirino:

Ø All’educazione della velocità;

Ø All’educazione alla resistenza;

Ø All’educazione della mobilità articolare;

Ø All’educazione della forza.

La capacità di apprendimento motorio, di combinazione, di differenziazione, di anticipazione , di adattamento e trasformazione, di controllo, di reazione a stimoli, di orientamento nello spazio, di ritmo e di equilibrio sono le cosiddette “Capacità coordinative”,che si dividono in generali e speciali, presenti in piena fase sensibile e dipendenti dal sistema senso-motorio.

Il motto è: ”io il mio corpo e la palla”, pertanto l’obiettivo primario è la padronanza del corpo che si esprime , per esempio nell’atto di calciare la palla il più lontano possibile, vicino o a distane intermedie.

La "seduta di allenamento" deve essere interessante; i bambini non devono partecipare pensando che siano i soliti esercizi noiosi altrimenti non sviluppano la voglia di imparare e, poco motivati, riducono al minimo il loro impegno e, molto probabilmente, non torneranno agli allenamenti successivi.

Affinchè la seduta sia EFFICACE è necessario che:

· l'ambiente sia positivo;

· l'istruttore sviluppi interesse e partecipazione;

· ci sia sempre incoraggiamento e gratificazione;

· l'insegnamento avvenga per compiti;

· l'istruttore sia autorevole;

· il lavoro sia svolto simultaneamente;

· si riducano al minimo i tempi di fermo;

· variare i compiti e le attività.

Una normale seduta di allenamento può durare da 60 a 90 minuti così suddivisi:

· la prima fase di 10 minuti circa deve contenere un “gioco iniziale” con lo scopo di far fare riscaldamento ai bambini;

· la seconda fase di 20 minuti circa deve contenere “un’esercitazione analitica” legata agli obiettivi che si vogliono raggiungere nella seduta di allenamento;

· la terza fase di circa 15 minuti deve contenere una “situazione di gioco” come per esempio le sfide 1 contro 1, 2 contro 2, 2 contro 1 ecc;

· la quarta fase di circa 15 minuti deve contenere il “gioco a tema”,come può essere una partita a 3 tocchi,una partita con al posto delle porte delle aree di meta, ecc.;

· la quinta fase deve durare dai 20 ai 30 minuti e deve contenere un “gioco libero” che generalmente consiste nella classica partitella per far divertire i bambini. Questa fase è fondamentale nell’allenamento e non deve mai mancare.

Programmazione dell’allenamento

La programmazione dell’allenamento è la fase fondamentale del lavoro dell’istruttore poiché permette di stabilire un adeguato programma in base alle capacità e all’età dei bambini a disposizione. Il rischio legato ad una cattiva programmazione può portare l’istruttore a proporre esercizi e carichi di lavoro inadeguati.

Fasi della programmazione:

1) ANALISI DELLA SITUAZIONE,considerata come il momento in cui l’istruttore prende visione delle caratteristiche del gruppo che ha a disposizione; si deve individuare il livello socio-ambientale, il livello tecnico-motorio di ciascun bambino e quindi del gruppo;

2) DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI da migliorare nel corso dell’anno o all’interno delle singole unità didattiche.Possiamo definire 4 aree nelle quali dobbiamo intervenire:

a) Area psico-motoria;

b) Area tecnica;

c) Area tattica e cognitiva;

d) Area delle capacità morali.

3) ORGANIZZAZIONE E SCELTA DELLE ATTIVITA’ E DEI CONTENUTI scegliendo le situazioni di lavoro, le proposte operative e i vari giochi con i quali si tenta di raggiungere i vari obiettivi che sono stati prefissati;

4) SCELTA E ORGANIZZAZIONE DEI METODI chiedendosi non “cosa insegno”, ma “come insegno” .Ad oggi le due modalità metodologiche sono quelle induttive e deduttive;

5) SCELTA E ORGANIZZAZIONE DEI MATERIALI scegliendo attrezzature e materiali in base a quelli messi a disposizione dalla società per la quale si lavora:

6) REALIZZAZIONE DELLE ATTIVITA’ dove contano soprattutto le conoscenze e le capacità dell’istruttore nel trasmettere quello che deve essere appreso.Il principio da seguire è questo: ”dal facile al difficile, dal semplice al complesso”;

7) VALUTAZIONE DELLE ATTIVITA’ quando l’istruttore si assicura di aver raggiunto gli obiettivi programmati e individua così nuovi obiettivi da perseguire per un successivo processo di apprendimento.

Obiettivi specifici per la categoria “PULCINI”

L’obiettivo generale nei “pulcini” è quello di essere padroni del proprio corpo e si realizza attraverso lo sviluppo delle capacità motorie che rappresentano i presupposti principali attraverso i quali avverrà l’apprendimento delle abilità motorie.In questa categoria gli obiettivi si differenziano in “Educativi”:

Ø Area affettivo-sociale;

Ø Area cognitiva;

Ø Area motoria;

e in “Didattici”:

Ø Regole fondamentali del gioco;

Ø Area tecnica;

Ø Area tattica.

Seduta tipo di allenamento settimanale: Categoria Pulcini ‘96

1° ALLENAMENTO durata:1h 30’

Obiettivo allenamento: Passaggio a palla ferma;

Altri obiettivi Tecnici della seduta: Passaggio, Ricezione, Tiro in porta;

Altri obiettivi Tattici della seduta: Ricerca dello spazio e del compagno, valutazione distanze;

Altri obiettivi Motori della seduta: Orientamento spazio-tempo, Differenziazione, Combinazione, Rapidità;

Gioco iniziale: Un certo numero di bambini si muovono liberamente all'interno di un quadrato di 20 mt di lato. Altrettanti si muovono all'esterno del perimetro. Ad un segnale dell'istruttore i ragazzi all'interno del quadrato passeranno i palloni precedentemente posizionati all'interno del perimetro, ognuno ad un qualsiasi ragazzo posto all'esterno del perimetro. Questi verranno fermati dai ragazzi all'esterno e ad un nuovo segnale avverrà l'operazione inversa.Possiamo anche creare delle varianti come la formazione di coppie o l’uso di un solo piede (destro, sinistro);

Esercizitazione analitica: Due ragazzi sono posti di fronte uno all'altro ad una distanza di 5 - 7 mt.; si posiziona un metro dietro ogni ragazzo un birillo. I due ragazzi si passano la palla; dopo il passaggio il ragazzo effettua un giro intorno al birillo e torna a ricevere il passaggio del compagno che a sua volta effettua lo stesso esercizio.alcune varianti sono: l’utilizzare un piede stabilito per il passaggio,l’ aumento della distanza tra i birilli e tra i bambini;

Situazione di gioco: A passa la palla a B. C nel mezzo deve intercettare la palla. La distanza di C dalla linea del passaggio di A a B e viceversa dipende dalla tecnica e dalla velocità dei ragazzi;

Gioco a Tema: Si gioca 2 vs. 2 in un rettangolo di 20 - 25 mt per 12 -15 mt. La squadra che inizia attacca con 2 giocatori mentre chi difende lo fa con un giocatore + un portiere. Una volta terminata l'azione o intercettata la palla si capovolge la situazione.Le varianti possono consistere nel variare i ruoli tra portiere e giocatore.

Gioco libero: partita classica;

2° ALLENAMENTO durata 1h 30’

Obiettivo allenamento: Passaggio in movimento;

Altri obiettivi Tecnici della seduta: Passaggio, Ricezione;

Altri obiettivi Tattici della seduta: Ricerca dello spazio libero;

Altri obiettivi Motori della seduta: Differenziazione, Rapidità,Orientamento spazio temporale;

Gioco iniziale: A coppie lungo l'asse trasversale del campo ci si passa la palla in movimento, con la possibilità di usare varie andature di corsa;

Un altro tipo di gioco può essere quello della treccia da poter fare sia con le mani e poi con i piedi;

Esercizio analitico: Si disegna un quadrato con dei birilli. 2 bambini con la palla si posizionano ai 2 vertici bassi mentre un altro bambino si posiziona sul lato opposto per rispondere alternativamente al passaggio dietro i 2 vertici alti.Come varianti il giocatore può fare dei passaggi in diagonale;

Situazione di gioco: 2 vs. 1. I 2 giocatori devono fare gol attraverso una serie di passaggi. Dopo un numero definito di attacchi si cambia ruolo;

Gioco a Tema: Si gioca 4:3 più portiere. La squadra che attacca può fare gol solo dopo 5 passaggi consecutivi;come variante i bambini devono fare solo dei passaggi in avanti;

Gioco libero: partita classica;

3° ALLENAMENTO durata 1h 30’

Obiettivo allenamento: Passaggio a zona

Altri obiettivi Tecnici della seduta: Guida della palla, passaggio;

Altri obiettivi Tattici della seduta: Creazione di spazio, smarcamento;

Altri obiettivi Motori della palla: Reazione, Rapidità;

Gioco iniziale:si inizia con un 5 vs. 5 in un perimetro di 45*25, ogni 5 passaggi viene assegnato un punto.Una variante può essere che la palla non deve essere passata a chi l’ha passata a noi.

Esercizio analitico: vengono predisposte delle porticine all'interno del campo.Due bambini partono uno a destra con la palla e l’altro a sinistra delle porticine; con una serie di passaggi i giocatori deve attraversare le porte. Vince la coppia che impiega meno tempo. Varianti: Si calcola chi impiega meno tocchi della palla.

Situazione di gioco:Si gioca 3 vs. 1 su un quadrato. I bambini che si trovano al di fuori del quadrato devono cercare di abbattere i birilli all’interno dello stesso che sono difesi dall’altro bambino; attraverso passaggi laterali i giocatori sui vertici devono cercare di crearsi lo spazio per colpire i birilli. Varianti: Inserimento di un altro difensore;

Gioco a Tema: si gioca 5:5 in un campo 45*25. Partita con numero di tocchi obbligato;

Gioco libero: partita classica.

Di Torrente Paolo

L’abilità e gli elementi necessari per un corretto processo di apprendimento nei giovani calciatori.

Il processo di apprendimento da parte di giovani calciatori ed il processo mediante il quale un istruttore prova a far sì che gli stessi giovani calciatori imparino con efficacia, sono considerati vitali e di notevole importanza per l’acquisizione ed il perfezionamento dell’abilità.

Prima di poter analizzare alcuni dei fattori che ne determinano il grado, è necessario cercar di definire che cosa si intende per “abilità” nel mondo del calcio.

In un recente passato, l’abilità veniva strettamente collegata con la perfetta esecuzione delle cosiddette tecniche fondamentali del gioco: colpire la palla di testa, calciare, effettuare un dribbling, un contrasto…. si riteneva pertanto che il problema dell’insegnamento o dell’allenamento al gioco, consistesse nel determinare un alto livello di capacità in queste tecniche di base.

Questo concetto era considerato valido per qualsiasi allenamento sportivo, in quanto vi era la ferma convinzione che se l’istruttore ed il giovane sportivo avessero prestato la massima attenzione alle tecniche fondamentali del gioco, la conseguenza sarebbe risultata sempre la continua e proporzionale crescita nel perfezionamento del gesto tecnico.

Le attuali conoscenze però, hanno modificato questa corrente di pensiero trovandola insufficiente e lacunosa.

Secondo i recenti studi la vecchia teoria risulterebbe efficace o comunque parzialmente giusta solo in alcuni sport, soprattutto in quelli in cui la tecnica di gara corrisponde alla tecnica di gioco, mentre risulterebbe limitativa nel gioco del calcio, considerato sport complesso e condizionato da un grado di imprevedibilità molto elevato.

La presenza di avversari in grado di opporsi alle intenzioni con una varietà di metodi, la presenza del contrasto fisico ed un pallone in continuo movimento, fanno pensare alla necessità di abilità diverse dalla sola abilità di compiere, se pur perfettamente, un gesto tecnico.

Secondo i recenti studi l’acquisizione dell’abilità nel gioco del calcio, richiede l’applicazione di tecniche in situazioni nelle quali il giovane calciatore ha la possibilità di cooperare, e nello stesso tempo essere ostacolato, con uno o più giocatori.

Da ciò nasce la nuova metodologia di insegnamento/apprendimento dell’abilità nel gioco del calcio, che prevede l’apprendimento, da parte di un giovane calciatore, di abilità tecniche, coordinative e psichiche.

Accanto a questa nuova metodologia, recenti studi hanno esaminato alcuni elementi fondamentali che influenzano l’apprendimento delle diverse abilità nel giovane calciatore; elementi che dovrebbero essere presenti nelle varie sedute di allenamento/apprendimento studiate dai diversi istruttori di calcio.

In questo elenco ho trascurato volutamente l’aspetto ludico che ritengo dominante e INPRESCINDIBILE in qualsiasi attività proposta ai giovani calciatori.

Il primo elemento che andiamo ad analizzare è la motivazione.

Tutti i giovani calciatori, come del resto tutti gli istruttori, sono diversi l’uno dall’altro, e pertanto portano le loro individualità nella gara o nell’esercizio in modo diverso gli uni dagli altri.

Un buon istruttore, dovrebbe quindi essere in grado di individuare i desideri, le capacità ed i limiti di ogni singolo giocatore, per meglio coordinare i propri metodi di insegnamento allo scopo di trovare le giuste motivazioni sulle quali far leva per indurre i giovani calciatori al continuo miglioramento delle proprie abilità.

Altro elemento ritenuto fondamentale è l’interesse.

Per poter apprendere e perfezionare le proprie abilità, è necessario suscitare nel bambino un interesse forte e duraturo.

Esiste una credenza largamente accettata, secondo la quale un soggetto che si interessi ad una pratica sportiva, sia interessato ad impararla e perfezionarla fino a raggiungere un notevole grado di competenza.

Secondo recenti studi, questa credenza è parzialmente smentita, infatti sembra probabile che l’interesse iniziale venga offerto spontaneamente dal giovane sportivo, ma si ritiene che il susseguente interesse continuativo dipenderà dalla capacità dell’istruttore di andare incontro alle necessità individuali del giovane stesso.

Lo sviluppo dell’interesse è strettamente legato all’elemento motivazione precedentemente trattato; sarebbe quindi buona norma per gli istruttori, spiegare gli scopi dei vari esercizi presentati ai giovani calciatori, invitandoli a discutere dei contenuti, in modo da coinvolgerli e renderli il più possibile partecipi del lavoro di apprendimento quotidiano.

Terzo elemento analizzato… l’incentivo.

Come detto, obiettivi, metodi e regole di un programma di allenamento, non possono essere assoluti; infatti alcuni giovani calciatori rispondono in modo diverso ai diversi tipi di stimoli: alcuni reagiscono positivamente e riescono a tenere un minimo di concentrazione solo per pochissimi minuti, altri invece sono in gradi di protrarre questo periodo per un periodo di tempo maggiore.

E’ quindi necessario che l’istruttore incentivi i propri giovani calciatori, a prolungare il maggior tempo possibile il periodo di concentrazione, tramite un continuo stimolo che molti esperti chiamano successo.

Secondo questa teoria, soprattutto quando si “lavora” con i calciatori in erba, sarebbe costruttivo per un maggior apprendimento, una lode ad un proprio bambino piuttosto che una critica costruttiva.

In questo modo si istaurerebbe nel bambino la consapevolezza di poter raggiungere il successo (lode da parte dell’istruttore), incrementando così la sua motivazione nel compiere un’azione, un gesto o anche un solo comportamento ritenuto corretto ai fini di un corretto apprendimento.

Altro elemento importante è l’assimilazione.

Scopo principale di un qualsiasi processo di apprendimento è l’assimilazione di in gesto, un comportamento o di un movimento che l’istruttore aveva intenzione di proporre al giovane calciatore.

Recenti studi hanno modificato la convinzione secondo la quale l’assimilazione di un gesto, comportamento o movimento potesse avvenire solo tramite una ripetizione sistematica dello stesso.

Nuovi studi hanno infatti dimostrato che l’assimilazione completa ed automatica di una particolare abilità, avviene solo quando il giovane calciatore si trova ad affrontare una particolare situazione di gioco, simile ma allo stesso tempo differente da quella rappresentata nell’allenamento ripetitivo, nella quale riesce a mettere a frutto l’insegnamento ricevuto ed elaborato in base alla situazione di gioco venuta a crearsi.

Con questo non si vuol sostenere che la ripetizione continuativa di un gesto sia inutile, tutt’altro, ma forse abbinare la ripetizione singola ad una situazione di gioco, potrebbe portare a maggiori benefici nel processo di apprendimento di un bambino.

L’elemento immaginazione.

Ogni forma di apprendimento/addestramento ha sempre un grado più o meno elevato di artificiosità; sta quindi all’abilità dell’allenatore stimolare l’immaginazione dei giovani calciatori tramite esercitazioni efficaci.

E’ infatti assodato come i giocatori molto giovani si creino naturalmente un mondo immaginario attraverso il quale l’esperienza acquista un proprio significato, lo stesso mondo che verrà sostituito in età adulta dalla realtà vera e propria.

Ultimo elemento, ma non certo per importanza, analizzato è la progressione.

Nell’elaborazione di un qualsiasi programma di allenamento si procede alla proposizione di esercitazioni con grado di difficoltà a crescere: solitamente si parte da esercizi molto semplici e comprensibili, per arrivare ad esercitazioni complesse sia dal punto di vista tecnico che di comprensione (sforzo mentale).

Questo è un concetto giusto e fondamentale per la riuscita di un buon piano di allenamento, ma allo stesso tempo è ritenuta importante una certa flessibilità da parte dell’istruttore.

Come abbiamo detto i tempi di assimilazione di un’abilità, sono soggettivi, e quindi variano da persona a persona, e in questo caso da bambino a bambino; è quindi possibile che un bambino richieda la necessità di ritornare ad esercitazioni più semplici, nonostante il piano di allenamento proponesse esercizi con grado di difficoltà maggiore.

Quelli riportati, fermo restando l’aspetto ludico, sono solo alcuni degli elementi necessari ad un piano di allenamento perché risulti efficiente, e affinché renda il processo di apprendimento di un giovane calciatore, il più semplice, ma allo stesso tempo, efficace possibile.

Di Roberto Marciano

IL CODICE ETICO DEGLI ALLENATORI:

1. L’importanza del risultato non dovrebbe mai mettere a repentaglio la salute o l’integrità fisica dei giocatori. La vittoria non è altro che il risultato della preparazione tecnica, tattica, fisica e psicologica della squadra. Questi valori non si devono mai sacrificare per aumentare il proprio prestigio personale.

2. Il gioco del calcio non deve mai impedire al giovane di ottenere buoni risultati sotto il profilo scolastico; insieme alla famiglia ed alla scuola l’allenatore dovrebbe avere un ruolo attivo nell’educazione dell’individuo.

3. L’allenatore deve sempre rispettare, difendere ed insegnare ai propri allievi le regole del gioco del calcio, non deve per nessuna ragione cercare di ottenere vantaggi attraverso l’insegnamento consapevole di comportamenti antisportivi.

4. La diagnosi ed il trattamento degli infortuni sono un problema medico, di conseguenza gli allenatori devono fare in modo che vengano trattati da personale qualificato. Affidare giocatori a personale non qualificato o peggio ancora formulare personalmente diagnosi o consigliare terapie è un comportamento da evitarsi. Allo stesso modo devono astenersi dal prescrivere medicinali che, peraltro possono essere prescritti solo da personale medico.

5. Gli allenatori sono responsabili del comportamento dei propri giocatori ed hanno il dovere di stigmatizzare tutti gli atteggiamenti antisportivi; per questa ragione il fair-play andrebbe sempre incoraggiato sia nelle sedute di allenamento che durante le gare.

6. Gli allenatori dovrebbero mettere gli arbitri nelle condizioni di svolgere la propria opera il più serenamente possibile attraverso un atteggiamento rispettoso e corretto evitando inoltre di incentivare comportamenti negativi dei propri giocatori nei confronti del direttore di gara.

7. Gli allenatori devono evitare atteggiamenti dissenzienti nei confronti ed aggressivi nei confronti della panchina avversaria.

8. Gli allenatori hanno il dovere di dare sempre il massimo ai propri giocatori, hanno perciò il dovere mantenersi aggiornati attraverso testi, corsi e tutto ciò che il mercato propone. E’ necessario ampliare continuamente le proprie nozioni tecnico-tattiche, fisiologiche, medico-sportive e psicologiche.

9. Un allenatore ha sempre qualcosa da imparare da un collega, per questa ragione visitare allenamenti e confrontarsi con un altro allenatore è da considerarsi fonte di aggiornamento.

Di Maurizio Pinti